Balmanolesca
 
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Problema non secondario, durante i lavori, era la sistemazione e l'alloggio dei numerosissimi operai impiegati nello scavo arrivati da varie regioni italiane. 
Si contavano dalle 5000 alle 6000 persone.
Nel luogo dove c'era solo una caserma napoleonica e alcune vecchie baite, sorse un nuovo intero paese: Balmanolesca.
Si trattava di casette di legno, costruite lungo la strada del Sempione, su di una superficie di appena mezzo chilometro quadrato, una chiesa dedicata a Santa Barbara (la Santa patrona di minatori e vigili del fuoco: imprigionata perché cristiana, fu torturata con il fuoco e poi venne decapitata per mano del padre che la tradizione vuole incenerito subito dopo da un fulmine), un ospedale con circa 30 posti letto, una scuola elementare per i figli dei minatori (chiamati  trafurett ) e numerosi negozi di ogni genere. Un piccolo paese dove era possibile ascoltare quasi tutti i dialetti d'Italia.
Lo stesso ingegnere Brandau aveva voluto la costruzione di un cimitero nella località Iselle, un ambulatorio medico, grandi dormitori costruiti secondo moderne regole igieniche, le mense, la sala docce dove gli operai, al termine del turno di lavoro, potevano ripulirsi e lasciare gli abiti sporchi che venivano subito lavati e fatti asciugare in grandi cameroni con l'aria calda. 
Grazie a tutti questi accorgimenti è stato possibile ridurre i danni di un terribile morbo che colpisce chi lavora in galleria, il morbo che aveva fatto numerose vittime al Gottardo.
Per sette anni il paese fu molto vivo, poi dopo la conclusione dei lavori iniziò il suo spopolamento. Molti operai, con le famiglie, preferirono tornare ai paesi d'origine.
Le case furono abbandonate e subirono l'incuria. 
Nel 1920 una piena del torrente Diveria, spazzò via alcune case e la chiesa ma fortunatamente risparmiò i pochi abitanti rimasti.
Nel 1977, lo stesso torrente finì l'opera di demolizione del paese, dove ancora erano rimasti quattro nuclei famigliari.
Oggi restano pochi ruderi e qualche foto sbiadita.