Dèodat de Dolomieu
 
                                                                                                                                 
 
  
9 settembre 2001 cerimonia in Val Formazza
per la posa della  targa sulla cresta Dolomieu
Lago Toggia verso il valico di San Giacomo
 
Dèodat de Dolomieu nacque in Francia, nel 1750 nel castello di Dolimieu (Delfinato) terzo di dieci figli. Cadetto dell' alta aristocrazia francese, già all'età di due anni venne destinato dal padre, il Marchese di Dolomieu, alla carriera religiosa-militare nell'Ordine di Malta, carriera che percorse fino ai più alti livelli.
All'età di sedici anni, navigava già nel Mediterraneo con il grado di sottotenente e due anni dopo uccideva un collega in duello. Graziato per intervento del Papa, si votò alle scienze naturali da autodidatta, alla fisica, alla geologia, alla mineralogia, alla vulcanologia con viaggi in varie regioni di Francia, Italia e altri Paesi d'Europa.
Visse per molto tempo a Roma e in altre città italiane e proprio all'Italia sono dedicate le sue opere scientifiche principali: “Viaggio alle Isole Lipari” (1871), “Memoria sul terremoto di Calabria” (1784), “Memoria sulle Isole Pontine” (1788).
Nell'estate-autunno del 1789, partito da Venezia, fece un lungo viaggio di esplorazione naturalistica prima sulle Alpi Venete e poi nel Tirolo.  Viaggio che gli fece scoprire una roccia calcarea successivamente chiamata “dolomia”, da cui il nome Dolomiti dato a quelle montagne. 
Tra il 1793 e il 1797 compì molte esplorazioni e studi sull origine della catena alpina, con viaggi nelle Alpi, dalla Savoia, al Monte Bianco, al Monte Rosa.
Nel 1798 seguì, come geologo, Napoleone in Egitto. 
Nel 1799, durante il viaggio di ritorno, la sua nave fece naufragio sulle coste della Sicilia e Dolomieu fu catturato e incarcerato a Messina, pare per misteriosi rancori con la Regina di Napoli,  Maria Carolina d'Asburgo. 
Nei due anni passati in carcere, Dolomieu  scrisse la celebre opera “Philosophie minèralogique”.
Con una clausola del trattato di pace seguito alla vittoria di Napoleone a Marengo, si ottenne la sua scarcerazione.
Il suo primo desiderio fu ritornare sulle Alpi. 
Dal governo napoleonico fu incaricato di visitare i lavori della strada del Sempione.
Nell agosto del 1801 iniziò un viaggio che passando attraverso il Sempione e la Valle Formazza lo portò alla Svizzera Centrale. 
“Nell'ultimo piccolo insediamento costruito in pietra, con un aspetto molto romantico, incontrano le strade che provengono dal Vallese, attraverso il Gries, e dal San Gottardo. Di qui si raggiunge l'ultimo gradino, detto Val di Toggia, inabitato, circondato da montagne innevate,  fino al punto dove le acque si dividono sugli opposti versanti. Il valico è agevole; il cammino non è selciato, ma non presenta alcun ostacolo. Mi sono stupito che non sia maggiormente frequentato da tutti coloro che da Domodossola sono diretti a piedi al San Gottardo”.
Il 10 settembre, in Val Toggia, scopre banchi di “dolomia” bianca e di “dolomia” grigia. Le pagine del suo diario, in cui descrive i campioni lasciati ad Airolo e che ha lasciato in un baule in albergo, costituiscono la prima citazione di “dolomia” conosciuta.
L'11 settembre passa in Leventina dove raccoglie campioni di dolomia purissima e dopo lungo girovagare giunge infine a Ginevra, città che rivede dopo molti anni.
La sua ansia di rivedere luoghi famigliari e conoscere nuove montagne sembra un triste presagio della sua imminente fine.
Ma le mie lunghe gambe non ce la fanno più a reggere la fatica come un tempo. Mi accorgo degli effetti del tempo: quel peso del tempo che ha imbiancato i miei capelli. Mai però sono felice come quando visito le alte montagne e vivo con la gente semplice che le abita”.
Il 18 ottobre, a Ginevra, viene festeggiato come il successore di De Saussure nella carica di “Storico delle Alpi”. Infatti dopo l'ultimo viaggio, le sue idee sulla geologia delle Alpi sono sempre più vicine a quelle di De Saussure.
Nella sua ultima lettera si rammarica di non aver ancora scritto un elogio del suo maestro.
Prima di tornare a Parigi, dove avrebbe preparato il viaggio della primavera successiva  in Nord Europa, si ferma qualche giorno presso la sorella, in Charollais. Qui completa il diario del viaggio ma colto da “febbri maligne”, dopo una settimana di malattia, il 27 novembre muore a soli 51 anni, lasciando molte opere incomplete.
Dopo la sua  morte, purtroppo, viene disperso il suo archivio e la sterminata collezione di minerali, che Dolomieu non aveva mai perduto nonostante la sua vita avventurosa da nomade.
A duecento anni dalla sua morte, la sua grande statura di scienziato, di viaggiatore ed esploratore delle Alpi, non ha ancora trovato il giusto riconoscimento, e la sua straordinaria figura umana è ancora pressoché sconosciuta.
Tuttavia, Dolomieu ha un primato unico nella storia; quello di aver legato il proprio nome ad una intera catena di montagne, le Dolomiti.    
 
Il 29 marzo 2001, per decisione del Consiglio Comunale di Formazza, il tratto di cresta orientale dell'alta Val Toggia, lungo il confine italo-svizzero, tra il Marchhorn e il Kastelhorn, ha assunto il nome di “Cresta Dolomieu”. Il 9 settembre 2001, una targa a ricordo del suo passaggio è stata collocata da guide alpine sulla cresta che ha preso il suo nome.