1848!

 

 

Nel 1848 l'intera Europa centrale fu sconvolta da un'ondata rivoluzionaria che si diffuse con una rapidità eccezionale. Alla base delle rivolte c'erano alcune cause comuni, quali:

  1. la carestia che colpì il nostro continente negli anni 1845-1847
  2. la diffusione di idee di libertà che fecero crescere il desiderio di abbattere le monarchie assolute.

Le carestie determinarono, inoltre, l'aumento del prezzo del pane e degli altri prodotti di prima necessità e dunque l'insofferenza del popolo nei confronti di chi possedeva la ricchezza.

Il secondo elemento di queste rivoluzioni era la richiesta di maggiore libertà ritenuta possibile solo attraverso l'abbattimento delle monarchie assolute o costituzionali.

Nonostante queste cause comuni, in ciascun Paese l'insurrezione assunse caratteristiche proprie.

In Francia fu abbattuta la monarchia di Luigi Filippo e proclamata la repubblica, mentre negli stati tedeschi gli insorti proponevano l'unificazione della Germania.  

 

Il 1848 in Italia

Negli Stati italiani , invece, nei primi moti (Palermo) gli insorti chiesero la costituzione, ma ben presto, a partire dall'insurrezione di Venezia e Milano, lo scopo principale divenne l'indipendenza e l'unificazione nazionale.

A Milano i cittadini scesero in piazza, guidati da Carlo Cattaneo.

Per cinque giorni (le cinque giornate di Milano), divamparono i combattimenti per le strade del capoluogo lombardo; poi gli Austriaci si ritirarono nelle quattro fortezze di Verona, Peschiera, Legna go, Mantova (chiamate il quadrilatero), che sorgevano in un'ottima posizione militare, al confine tra la Lombardia e il Veneto. Il popolo sulle barricate combatteva insieme cantando: "Il canto degli italiani" e sventolava il tricolore.

A Milano si formò un governo provvisorio, e lo stesso avvenne a Parma e a Modena. Il vero problema restava tuttavia quello di combattere l'esercito austriaco e cacciarlo da tutto il Lombardo-Veneto. Milano e Venezia infatti non avevano un esercito proprio, addestrato e armato. Potevano semmai raccogliere dei volontari e aggregarli a un esercito già esistente. Ma quale sovrano sarebbe intervenuto al loro fianco?

 

LA PRIMA GUERRA D'INDIPENDENZA

Temendo che nella lotta contro gli Austriaci prevalessero i democratici favorevoli alla repubblica, Carlo Alberto , re di Sardegna, appoggiò le insurrezioni e dichiarò guerra all'Austria. L'esercito piemontese varcò il confine posto sul Ticino, adottando il tricolore come bandiera nazionale, al posto della bandiera del regno di Sardegna.
In un primo tempo Carlo Alberto ottenne l'appoggio degli altri Stati italiani e la vittoria a Goito. Ma la condotta del sovrano fece intendere che si proponeva semplicemente di ingrandire lo Stato Sabaudo e gli altri Stati, a partire dallo Stato Pontificio (Pio IX) ritirarono le loro truppe. L'esercito piemontese subì allora il contrattacco dell'esercito austriaco comandato dal maresciallo Radetzky che sferrò la controffensiva. Fu allora sconfitto dagli Austriaci, dapprima a Custoza (1848) e poi, dopo la ripresa della guerra all'Austria, a Novara nel 1849.

 

Carlo Alberto rinunciò al trono a favore del figlio, Vittorio Emanuele II e andò in esilio nel lontano Portogallo. Morì ad Oporto pochi mesi dopo. Vittorio Emanuele II riuscì a firmare un onorevole trattato di pace con gli Austriaci. Mantenne in vita tutte le riforme già concesse e, soprattutto, lo Statuto Albertino.

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