Viaggiatori celebri
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Cellini, Montesquieu, De Saussure, Volta, Stendhal, Dumas, Gautier, Flaubert, Evelyn, Dickens, Gogol, Dostoievskij, James, Carducci, Cavour, Garibaldi...
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Le austere gole di Gondo che tanto hanno ispirato...
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Nell'agosto 1815 il Vallese fu accolto dalla Confederazione elvetica quale ventesimo Cantone e la strada del Sempione divenne di sua proprietà.
Da allora il valico è stato percorso da innumerevoli viaggiatori di ogni nazione e ceto sociale, che ne hanno lasciato entusiastiche descrizioni sia della grandiosità del paesaggio sia per l'arditezza del progetto napoleonico, che aveva dimostrato che con l'audacia, l'ingegnosità, la costanza e la tenacia umana si possono vincere anche luoghi così inaccessibili.
Esiste una innumerevole letteratura che testimonia il transito lungo il Passo e sarebbe impossibile nominarli tutti. Ci limitiamo ad alcuni esempi.
Benvenuto Cellini, grande orafo e scultore, verso la metà del 1500 percorse il passo nel suo rientro in Italia dopo il soggiorno a Parigi alla Corte del Re. Nella “Vita” racconta che, mentre scendeva la Val Divedro, in compagnia di due francesi, trovò un ponte molto pericoloso, ghiacciato e viscido, tanto da dover scendere dal cavallo per attraversarlo a piedi. Uno dei suoi compagni che non volle seguire il suo esempio cadde in acqua con tutta la cavalcatura. Cellini riuscì a salvarlo e a tirarlo fuori dal torrente ma questi si lamentò perché i suoi libri, più importanti di lui, si erano bagnati. Dopo queste lamentele, l'artista promise un compenso alle guide che prontamente ripescarono i bagagli.
Montesquieu, nel 1728 consigliava ad alcuni mercanti il Passo del Sempione come alternativo al Moncenisio descrivendolo però di difficile transito, soprattutto a causa della neve. Inoltre faceva notare che mentre sul Moncenisio era possibile smontare una carrozza per farla passare a dorso di mulo, sul Sempione il sentiero era talmente stretto da non permettere nemmeno il passaggio delle bestie.
Horace Benedìcte de Saussure, ginevrino, sommo geologo e padre della mineralogia moderna, cinquant'anni dopo attraversò il valico nel mese di luglio descrivendo che a tre ore di strada da Briga, lungo la salita al passo, si fermò ad una “pessima” locanda, dove provò alcuni esperimenti scientifici con il pendolo. Superato il colmo giunse all'Ospizio Stockalper e ci racconta che il potente signore di Briga qui aveva un appartamento riservato al soggiorno dei figli per preservarli dal “cretinismo”, malattia molto diffusa in quel tempo. Scendendo verso Gondo annotava… “la valle si stringe cosi tanto, che un masso di granito staccatosi dalla montagna non è potuto precipitare sino al fondo, ed è trattenuto sospeso fra le due pareti, così da formare un ponte naturale”.
Alessandro Volta, inventore della pila elettrica, durante un viaggio verso Parigi nel 1787, racconta in una lettera al fratello il suo itinerario dal Lago Maggiore, prima in traghetto fino al Lago di Mergozzo, poi a cavallo verso Domodossola distante circa cinque ore. Il giorno dopo, sempre a cavallo, in 9 ore giunse al Sempione, fermandosi due volte per strada per brevi rinfreschi.
Stendhal, illustre scrittore, nel mese di marzo del 1828 scese in Italia ed annotò come preferisse passare dal Sempione piuttosto che dal Gottardo. Descriveva che tra Losanna e Domodossola “…fa servizio un ottima diligenza. Il conducente è perfetto, basta guardare la tranquilla fisionomia di questo bravo svizzero per sentirsi tranquilli. Sono 10 anni che valica il Sempione tre volte la settimana…”. Annotava inoltre “…è molto più sicuro passare la montagna in diligenza che con un calesse privato. Credo infatti che non si siano verificate più di 14 disgrazie mortali da quando la strada è aperta. Fra gli incidenti più gravi la morte di nove poveri soldati italiani che tornavano dalla Russia e che, evidentemente devono avere commesso qualche imprudenza.”
Alessandro Dumas nell autunno 1832 compì un viaggio da Briga a Domodossola annotando: “…la sommità è terra di ghiacci e di nevi, è il palazzo d inverno, è il regno della morte. Poi si incontra la galleria di Algaby, la più lunga e bella…Capolavoro divino di decorazione terribile che nessun pennello può imitare, nessuna penna può descrivere…è un corridoio dell inferno, stretto e gigantesco. A mille piedi sotto la strada il torrente. A duemila piedi al di sopra della testa, il cielo.”
Più avanti così descrive il suolo italiano “…le tiepide folate del vento d'Italia vi vengono innanzi…si formano pianori su pianori…è l'Italia eterna civetta.”
Teophile Gautier, nel 1852, narra in un suo libro intitolato Italia il viaggio da Briga a Domodossola. Giunge ad Iselle in carrozza al galoppo, fra i colpi di ingiuria e di frusta del vetturino, lungo una strada molto pericolosa e senza parapetto. “…Sentiamo da una certa eleganza (della popolazione) che non siamo più in Svizzera”.
Nota che tutti portano l'ombrello, uomini, donne, bambini e persino i mendicanti, infatti il cielo si annuvola e a Domodossola trova una pioggia torrenziale e per passare il tempo organizza in poco tempo uno spettacolo di marionette.
Gustave Flaubert, l'autore di Madame Bovary, verso la metà dell'Ottocento descrive la Valle Divedro: “La vita qui è triste, non vi sono né orsi né lupi, il paese è troppo povero.”
John Evelyn riguardo ai lupi non la pensava allo stesso modo, infatti così descrive il suo viaggio attraverso il Passo: “… ci arrampicammo di nuovo tra precipizi, strani terribili e spaventosi, coperti di pini e abitati soltanto da orsi, lupi e camosci, non si vedeva nulla davanti a noi ad un tiro di pistola, e l'orizzonte era chiuso da rocce e montagne, le cui cime coperte di neve sembravano raggiungere i cieli e in molti punti trafiggevano le nubi.”
Charles Dickens, il celebre romanziere inglese, verso la metà dell'Ottocento, fece un viaggio di notte verso il Sempione che così descrisse: “ La strada si arrampicò su con molte curve per entrare nella gola di Gondo selvaggia e grandiosa oltre ogni dire, aperta fra due precipizi levigati che quasi si ricongiungevano poi di sopra. Proseguimmo così tutta la notte…eravamo immersi nella contemplazione delle nere rocce della vetta e degli abissi spaventosi, delle lisce distese di neve adagiate nei crepacci e nei calanchi, dei gagliardi torrenti che precipitavano rumorosi giù per le profonde lontananze.”
All'alba giunsero a Simplon Dorf dove presero una slitta con cavalli e sul colmo del valico poterono assistere al sorgere del sole. Incontrarono poi due monaci che riaccompagnavano in Italia alcuni contadini che avevano trascorso la notte all'ospizio.
Fra i viaggiatori russi che, nei primi anni dell Ottocento, vennero in Italia per svago ed istruzione, molti furono quelli che per entrare nel nostro paese scelsero la via del Sempione, scendendo poi attraverso l'Ossola e costeggiando il Lago Maggiore.
Nikolaj V. Gogol, straordinario scrittore russo-ucraino, rientrando in autunno dalla Svizzera così scrisse alla madre: “Questa volta scelsi un altra strada, per terra, attraverso le Alpi, la più pittoresca che solo a me riuscì di scoprire...Ritrovarci sulla sommità del Sempione a circa 20° sotto zero, cominciammo a scendere più rapidamente. In meno di tre ore calammo da quei monti, per salire i quali avevamo impiegato quasi una giornata e il clima alla fine era talmente cambiato che invece del gelo c'erano 12° di caldo...”
Dostoievskij, valicò il Passo nel settembre del 1868 con la consorte che così ricorda il viaggio: “Avvicinandosi l' autunno, sentimmo fortemente la necessità di cambiare il nostro stato d'animo e decidemmo di partire per l' Italia ai primi di settembre...La strada più breve era quella del Sempione, che facemmo in parte a piedi, seguendo una grande diligenza che qualche volta ci lasciavamo indietro per salire piccoli sentieri a cogliere fiori di montagna. Poi scendemmo in Italia con la carrozza. A Domodossola volli andare a comprare della frutta per mettere alla prova la mia conoscenza della lingua italiana, che avevo studiato durante l'estate. Mio marito entrò in un negozio ed io lo seguii, pensando di aiutarlo a farsi capire. Fedja domandava il prezzo di una catenina esposta pensando di farmi un regalo. Il negoziante, scambiandoci per ricchi forestieri, chiese per quella catenina tremila franchi e ci assicurò che il gioiello risaliva all'epoca di Vespasiano. Tale prezzo superava di molto i nostri mezzi, e F. M. sorrise per la prima volta dopo la nostra disgrazia”. (la recente perdita della figlia Sonja).
Henry James, romanziere americano, fece un lungo tour in Italia traendone poi una serie di racconti. Uno di questi “A Isella” riguarda proprio il Sempione. La salita al Passo viene descritta con una profusione di aggettivi soffermandosi a descrivere il paesaggio come solo un grande amante della natura può fare. All'ospizio venne accolto dai frati, poi proseguì fino a Iselle dove giunse a sera. In questa località cenò in una locanda, in compagnia di una misteriosa signora che viaggiava sola, senza cameriera. L'oste insospettito si rivolse al viaggiatore James che riuscì a scoprire che la donna stava cercando di sfuggire al marito, cinico e violento, sposato per volere del padre. La donna avrebbe incontrato a Briga un innamorato con cui aveva contatti epistolari. Rimasta senza soldi era stata costretta a fermarsi. Lo scrittore si offrì di aiutarla, le diede del danaro per la carrozza e la bella sconosciuta riuscì a partire la sera stessa prima dell'arrivo del marito furioso, giunto alla locanda l'indomani mattina.
Giosuè Carducci, arrivò in Ossola nel luglio del 1896 e in un epistolario racconta di essere salito al Passo in carrozza.
Cavour, fece il valico nel 1850 per recarsi al convegno di Plombier, scortato fino al confine dalla Guardia Nazionale.
Giuseppe Garibaldi, transitò nel 1867 per andare a Ginevra e ripassò cinque giorni dopo al suo ritorno. A Domodossola venne accolto con tutti gli onori dovuti ad un grande uomo.
Il treno interruppe questi romantici viaggi ma aprì un epoca non meno leggendaria e ricca di misteri e di altrettanti viaggiatori illustri, cambiò solo il mezzo utilizzato.